sabato 28 novembre 2015

Globalizzazione e “connettività complessa”: le condizioni empiriche della Società Interconnessa | controllo vs cooperazione - Articolo del Dott. Piero Dominici

Attraversiamo un’età secolare contrassegnata da un continuo processo di ridefinizione degli immaginari sociali e degli orizzonti morali, da una sorta di Grande Sradicamento (Great Disembedding) (Taylor, 2007) che ha messo in discussione il concetto stesso di identità; una fase di mutamento che è sembrata configurarsi più come l’era del trionfo della pluralità dei giochi linguistici – aventi come fulcro l’azione sociale - che come l’era del globale e dell’omogeneo (Lyotard vs.Habermas). Il pensiero moderno e contemporaneo, quindi, sembra partire proprio dalla consapevolezza di questa crisi, dal dato di fatto che non esistono più conoscenze indiscutibili, culture predominanti, valori assoluti, verità incontrovertibili, bensì conoscenze probabilisticamente e statisticamente attendibili, valori relativi, spiegazioni complesse. In altri termini, si prende atto che la conoscenza, oltre ad essere il risultato di un complesso processo di acquisizione intersoggettiva, costituisce l’esito tutt’altro che scontato di un percorso che si sviluppa, non tanto per deduzione logica o semplice accumulazione lineare di informazioni, quanto per tentativi ed errori (casuali o sistematici) in grado di far avanzare il pensiero e la ricerca. Si tratta, fondamentalmente, di una crisi della razionalità occidentale e delle forme di vita da essa prodotte; una crisi che coincide con un momento autopoietico di autoriproduzione e autorinnovamento.

La dinamicità intrinseca, che ne è scaturita, ha avuto come sua prima conseguenza un processo di sviluppo ineguale (la globalizzazione) che si è concretizzato in nuove forme di interdipendenza dall’impatto globale che il sapere riflessivo rende (auto)evidenti. La stessa globalizzazione, a nostro avviso, non si è mai rivelata come un momento di frattura – concetto di postmodernità (rispetto alla cosiddetta prima modernità; al contrario, essa ha costantemente mantenuto al suo interno tutte le contraddizioni tipiche del moderno, estendendole su scala globale e radicalizzandone gli effetti (si pensi anche al concetto di ipermodernità, alternativo proprio a quello di postmodernità). L’economia globale della conoscenza continua a mantenere al suo interno due spinte, già presenti nel moderno, che si affrontano dialetticamente in campo aperto: da una parte l’interdipendenza (e interconnessione) economica e tecnologica, dall’altra, la frammentazione sociale, politica e culturale. Alla base di queste dinamiche vi è, in ogni caso, la ben nota consapevolezza della crisi del pensiero non più in grado di fornire modelli di problemi e soluzioni accettabili (Kuhn,1962)

La comunicazione, in modo complementare allo sviluppo delle forze produttive, è stata da sempre la variabile decisiva per lo sviluppo dei sistemi sociali. Il miglioramento dei flussi comunicativi, dal vertice alla base delle società umane, ha rappresentato sempre un progresso, quanto meno un momento di passaggio verso nuove forme della socialità e nuove forme di mediazione degli interessi e dei conflitti: la nascita dei sistemi democratici, la diplomazia nei rapporti internazionali e la burocrazia in quelli tra cittadino e Stato, ne sono degli esempi paradigmatici. Nell’attuale fase di mutamento, oltretutto contrassegnata da una profonda crisi (evidentemente) non soltanto economica, la comunicazione e la conoscenza sociale potrebbero concretamente contribuire anche ad un processo di riavvicinamento tra sistema di potere e società civile, definendo una nuova simmetria dei rapporti sociali, con inevitabile riconfigurazione e riposizionamento della sfera pubblica. In termini pratici, ciò si tradurrebbe nel rafforzamento di un’opinione pubblica (locale e globale) sempre più critica e informata e, per questa ragione, sempre più partecipe e destinataria attiva delle scelte della Politica. Potrebbe essere questo il vero valore aggiunto della modernità radicale, dopo la grande illusione del postmoderno. Da questo punto di vista, il nuovo ecosistema della conoscenza trova nell’economia interconnessa potenziali opportunità di democratizzazione della conoscenza e dei processi culturali in grado di scardinare, definitivamente, il vecchio modello industriale costituito da assetti consolidati, gerarchie, logiche di controllo e di chiusura al cambiamento. La conoscenza, risorsa immateriale strategica per il mutamento in corso, comincia ad essere sempre più vista e percepita come bene comune in grado di ristabilire rapporti sociali e di potere meno squilibrati e asimmetrici.

In questa stessa linea di discorso, è di vitale importanza il non ricadere nell’errore storico di misurare le disuguaglianze solo sulla base di indicatori economici: l’accesso alla conoscenza, all’informazione, all’istruzione, la possibilità di vedere riconosciuti la propria identità e i diritti di cittadinanza, l’eguaglianza delle opportunità, le libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero e di realizzarsi, lo sviluppo della società aperta sono indicatori fondamentali tanto quanto il reddito pro-capite o il PIL. La politica deve attivarsi affinché i media sociali e le reti diventino tecnologie di cooperazione e non di controllo, aprendo alla sperimentazione di nuove forme di partecipazione democratica ed al potere delle moltitudini mobili e intelligenti (Rheingold, 2002).

La logica del libero mercato autoregolato ha avuto un peso rilevante ma la dimensione socioculturale continua a rimanere assolutamente strategica nella lettura anche di fenomeni e processi economici. In tal senso, non possiamo non prendere atto come la società globale sia stata plasmata dai valori di un individualismo talvolta esasperato – anche dalla stessa retorica postmoderna – e dal mito di una produttività senza lavoratori. A nostro avviso, è stata creata quasi una mitologia dell’Individuo autonomo e svincolato da ogni legame, un individuo che, per le sue azioni, sembra non dover rispondere a niente e nessuno: altro che il riferimento alla ben nota distinzione tra etiche dell’intenzione ed etiche della responsabilità. Siamo andati ben al di là di ogni vincolo giuridico e/o culturale: contano il denaro e il consumo e l’unico (micro)potere dei cittadini è nel loro essere consumatori. Tali dimensioni, insieme al vuoto di significato lasciato dalla crisi delle ideologie, hanno prodotto, tra le conseguenze, anche una sorta di generale disarmo morale, che nutre la società dell’irresponsabilità (Dominici, 2010) – un tipo di società dove, al di là di un quadro normativo e deontologico estremamente articolato, l’etica e la responsabilità sono molto “parlate” e discusse, ma poco praticate – priva di qualsiasi etica del sacrificio. La mitologia dell’individuo sovrano, portatore di diritti ma non di doveri, ha prodotto danni difficilmente calcolabili/valutabili soprattutto per ciò che concerne il rispetto del Bene comune e della “cosa pubblica”, ma anche il modo di percepire e osservare norme, valori, regole, modelli di comportamento etc.; una mitologia o, per meglio dire, una narrazione che ha prodotto, tra gli altri effetti, una deregolamentazione negativa e una deresponsabilizzazione degli attori sociali, a tutti i livelli. Anche da questo punto di vista, occorre uscire da questa fase di navigazione a vista, in cui i legami tra l’individuo e le istituzioni, tra l’individuo e le tradizionali agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, religione etc.), tra la Politica e i cittadini, si sono fortemente indeboliti e questa distanza che si è creata ha certamente favorito il coinvolgimento sempre più massiccio e decisivo dei media – e nello specifico della Rete e dei media sociali – nel processo di formazione delle identità individuali e collettive e, perfino, nel riconoscimento e nella definizione operativa delle istanze sociali su cui operare delle rivendicazioni nei confronti della Politica. Questa ulteriore proliferazione dei centri formativi e, più in generale, delle arene in cui si sostanzia il pensiero e si progetta la prassi procede di pari passo con la crisi comunicativa che ha investito le istituzioni e gli attori tradizionali del processo formativo, sospesi tra informazione eccessiva e paura della disconnessione.

L’egemonia della razionalità strumentale e dell’economia di mercato (autoregolato) ha finito con il far trionfare una logica di dominio che è stata estesa alla totalità della vita sociale. Tale processo ha indebolito anche i legami che trasformano le scelte individuali in progetti e azioni collettive. Al livello della coabitazione sociale, si è generata pertanto una società globale fortemente individualizzata, che scarica molte più responsabilità sulle spalle di ogni singolo attore sociale richiedendo una libertà responsabile. Sotto questo aspetto, lo sviluppo delle forme di comunicazione mediata (Thompson,1995), al di là dei vantaggi in termini di telelavoro e di distribuzione della conoscenza, potrebbe anche raffreddare ulteriormente i meccanismi protagonisti della produzione di capitale sociale.

La crescita esponenziale del potere finanziario ha avuto conseguenze estremamente negative per l’economia-mondo e, soprattutto, per la vita delle persone; il processo di formazione di uno spazio virtuale, ove far scorrere ad altissima velocità i flussi economici ed informativi, non ha fatto altro che privare la Politica e i sistemi di potere del controllo sul proprio corpo, separandoli ulteriormente dalla società civile e dai singoli attori sociali. E credere che la tecnologia (in particolare, le reti) possa risolvere qualsiasi problema, compreso il riavvicinamento tra Politica e cittadini potrebbe rivelarsi l’ennesimo errore fatale. Dal momento che la prassi politica e sociale, pur trovando nuove arene virtuali di costruzione e organizzazione del consenso e/o delle opinioni, richiede il passaggio cruciale dall’elaborazione teorica all’azione pratica, concreta, che deve incidere sul decisore politico. E per far questo occorrono attori sociali informati e criticamente formati in carne e ossa, destinatari attivi e consapevoli dentro le loro reti di cooperazione sociale.

La società degli individui, emancipatasi dai vincoli della tradizione e, in un certo senso, in balìa della crescita del potenziale della razionalità rivolta allo scopo, deve fronteggiare la crescita esponenziale delle forze produttive che rende il processo di modernizzazione riflessivo, cioè tema e problema di sé stesso.

Il vantaggio è senza dubbio legato al fatto che tali rischi non hanno più la possibilità – come in passato – di essere ignorati dalla sfera pubblica e dalle opinioni pubbliche. Ed è proprio questa la prospettiva in cui si inquadra l’analisi di John Tomlinson (1999) sulla globalizzazione che va intesa, in primo luogo, come un fenomeno culturale costituito da una rete di esperienze che, attraverso i meccanismi di disaggregazione spazio-temporale, modifica in profondità la percezione dei luoghi fisici nei quali ci confrontiamo con l’Altro, estendendo su scala globale gli effetti delle scelte locali adottate. La cultura si configura come risorsa transnazionale. La globalizzazione costituisce la condizione empirica del mondo moderno, condizione che viene associata al concetto di connettività complessa, intesa come processo di «costante infittimento delle reti di interconnessione e interdipendenze che caratterizzano la vita sociale moderna» (Tomlinson, 1999). Si tratta di un processo che può essere interpretato, oltre che come il trionfo della razionalità soggettivistica e strumentale occidentale, anche come il trionfo di un’ideologia omnicomprensiva e totalizzante che avvolge, ingloba, plasma tutte le sfere della prassi e della vita reale. E la critica alla globalizzazione (Gallino, 2000; Stiglitz, 2002), produttrice di un individualismo disgregatore (Touraine A., 2004), è, in realtà, una critica al sistema capitalistico globale (Magatti, 2009) reo di aver infranto l’antica alleanza tra capitalismo e democrazia e di aver puntato esclusivamente su uno sviluppo economico e tecnologico senza considerare le implicazioni sociali e sui singoli individui. L’economia-mondo sta progressivamente depotenziando i meccanismi e i dispositivi propri dei regimi democratici e tutto ciò ha profonde ripercussioni non soltanto su assetti e gerarchie del sistema produttivo globale ma anche, e soprattutto, sull’architettura complessiva dei diritti e delle tutele riguardanti le persone e, nello specifico, i lavoratori. Si verifica così il passaggio dalla società del lavoro alla società del rischio (Beck,1986,1999 e 2007), con la definitiva affermazione di un’economia politica dell’insicurezza.


Articolo tratto da http://www.ethicalcom.net/globalizzazione-connettivita-complessa-piero-dominici/#sthash.2cy7bIQ5.dpuf

mercoledì 4 novembre 2015

Online collaboration, strumenti e metodologie

Per collaborare online occorrono dei servizi e degli applicativi che permettono di
utilizzarli.
Un servizio molto importante è il Cloud computing (in italiano si potrebbe tradurre con elaborazione nella nuvola, dove la nuvola simboleggia internet). Da un punto di vista tecnico, il cloud è sia uno spazio di archiviazione su server remoti messi a disposizione, gratuitamente o a pagamento, da diverse aziende, sia una serie di applicativi basati sul web, i quali cioè non richiedono l'installazione sul proprio computer, ma vengono utilizzati tramite un comune browser web.
Gli strumenti che traggono maggiore vantaggio da questi servizi sono le tecnologie mobili, una serie di dispositivi come gli smartphone e i tablet e le tecnologie che ne permettono il collegamento alla rete dati.
Questi dispositivi e i servizi ad essi collegati permettono di utilizzare strumenti come:
– le comuni applicazioni di produttività, per esempio la videoscrittura, i fogli di calcolo o le presentazioni
– i media sociali, che permettono di mettere in comunicazione gli utenti e di scambiare informazioni tra di loro
– i calendari online che, essendo condivisibili con altri, facilitano le riunioni e gli appuntamenti tra persone
– le riunioni online, dette anche videoconferenze, che danno la possibilità di incontrare altre persone per discutere e scambiarsi opinioni, senza doversi spostare fisicamente, semplicemente usando undispositivo connesso a internet e un applicativo
– gli ambienti di apprendimento online permettono di partecipare a corsi anche complessi e di poter interagire col docente senza doversi recare fisicamente presso il luogo in cui vengono erogati.

Gli strumenti di collaborazione online hanno alcune caratteristiche che ne denotano l'uso e le funzionalità:
– affinché sia possibile la collaborazione, è necessario che utenti multipli possano accedere al servizio – le attività vengono svolte real time (in tempo reale): il lavoro svolto su un file deve poter essere riutilizzato istantaneamente da altri partecipanti
– ciò che si fa deve avere diffusione su scala globale, cioè poter essere fatto ovunque e non essere confinato in una zona particolare
– infine tali attività si svolgono con accessi concorrenti cioè più persone possono accedere alla stessa risorsa e modificarla contemporaneamente.

I vantaggi della collaborazione online sono molteplici:
– più utenti possono condividere file sui quali lavorare e calendari per mezzo dei quali coordinare i propri impegni lavorativi e non solo
– le riunioni online riducono o addirittura eliminano le spese di viaggio
– vengono messi a disposizione diversi strumenti (email, VoIP, chat, videoconferenza) che facilitano la comunicazione
– la facilità di comunicazione migliora il lavoro di gruppo
– la possibilità di accedere a internet quasi ovunque, rende globale l'accesso a questi strumenti, per cui è possibile collaborare online anche in mobilità.

Il cloud computing permette a più utenti autorizzati di accedere a file e documenti condivisi, disponibili sempre e ovunque sia disponibile un accesso a internet, e con qualsiasi dispositivo, fisso o mobile.
Inoltre permette di utilizzare una serie di applicazioni che facilitano la comunicazione tra utenti, come la posta elettronica, l'instant messaging, la videoconferenza e così via. Sul cloud sono disponibili anche applicazione basate sul web, che permettono di lavorare anche senza che il software sia installato sul dipsositivo.
Utilizzare i servizi cloud ha diversi vantaggi:
– riduce i costi rispetto all'installazione degli applicativi sui dispositivi
– permette di lavorare ovunque utilizzando qualsiasi tipo di dispositivo, a condizione che sia possibile connettersi a internet
– è possibile adeguare lo spazio disponibile e le applicazioni utilizzabili in base alle esigenze, che possono variare nel corso del tempo
– le applicazione vengono aggiornate automaticamente dal gestore pertanto non devono essere modificate sui dispositivi utilizzati, riducendo i costi di manutenzione.

Il cloud computing non ha solo vantaggi, ma anche possibili rischi:
– poiché i servizi sopra accennati sono disponibili solo in presenza di un accesso a internet, che viene fornito da un provider (ISP), si dipende da esso per poter utilizzare i dati memorizzati in remoto e le applicazioni web
– è possibile che, a causa di accessi non autorizzati o di malware, i dati non siano protetti in modo ottimale
– se si verifica questa condizione, sono possibili perdite di dati.
Oltre allo spazio di archiviazione online, nel cloud è possibile utilizzare delle comuni applicazioni di produttività, simili a quelle che normalmente sono installate sui computer:
– elaboratori di testi, che permettono di scrivere documenti di testo, e possono essere utilizzati al posto di Writer o di Word
– fogli elettronici, che permettono di svolgere calcoli e funzioni su dati numerici, nonché di realizzare grafici, e che possono essere utilizzati al posto di Calc o Excel
– presentazioni multimediali, che permettono di realizzare diapositive da proiettare a un pubblico per esporre idee, e che possono essere utilizzate al posto di Impress o Powerpoint.

Tuttavia hanno delle funzionalità aggiuntive, rispetto a quelle installate in locale, di enorme importanza per la collaborazione online. In particolare permettono di:
– lavorare in più persone contemporaneamente sullo stesso file, facilitando il lavoro di gruppo e la collaborazione.
– condividere file e cartelle in modo che più persone autorizzate possano accedervi.

Esistono molti media sociali che permettono la collaborazione online, in modalità simili ma con qualche differenza:
– le reti sociali, come Facebook, Google+, Linkedin e molti altri, sono dei siti web che mettono in comunicazione i propri utenti a scopi ricreativi o professionali
– i wiki, come Wikipedia, sono dei siti web che producono conoscenza in modo collaborativo grazie ai propri utenti
– i forum e gruppi di discussione, sono dei siti web che permettono agli utenti di porre domande e dare risposte gli uni gli altri; vengono utilizzati molto da gruppi di utenti di prodotti, spesso legati al mondo dell'informatica ma non solo
– i blog, sono dei siti web in cui l'autore (blogger) scrive in modo regolare articoli generalmente tematici, che possono essere commentati dai lettori. Sono molto diffusi i blog di viaggi, quelli letterari e recentemente i blog di carattere politico
– i microblog, come Twitter, sono caratterizzati dalla lunghezza (o meglio, dalla brevità) dei messaggi normalmente entro i 140 caratteri. Hanno alcune caratteristiche che li fanno assomigliore ai blog, come la diffusione di informazioni, soprattutto di carattere politico, ed altre che li fanno assomigliare alle reti sociali (contatti tra utenti)
– le Comunità di condivisione dei contenuti sono dei siti web i cui gli utenti condividono un interesse specifico. Molto diffuse sono le comunità che condividono interesse per la fotografia, come Flickr o Picasa. Sono diffuse anche le comunità di videogiocatori.

L'apprendimento online è diventato in questi ultimi anni uno strumento di grande importanza nella formazione, soprattutto per la formazione universitaria e post universitaria, e per l'aggiornamento professionale, ma anche e sempre di più nella formazione scolastica dove si affianca all'insegnamento tradizionale in presenza, come
dimostrano le recenti esperienze anche in Italia con le classi 2.0 e con il progetto Generazione Web.
Esistono differenti ambienti di apprendimento online, per esempio un VLE è una piattaforma che mette a disposizione dei contenuti, degli strumenti di comunicazione, come la posta elettronica, la chat o la videoconferenza, e degli strumenti di collaborazione online come il forum, il wiki ed altro ancora.
Un LMS è un'applicazione generalmente basata sul web, come per esempio Moodle, che fornisce gli strumenti per amministrare corsi online.

In un ambiente di apprendimento online sono presenti alcune funzioni necessarie, come:
– il calendario, che permette di segnalare le date e gli orari degli eventi previsti, per esempio una videoconferenza o un incontro in chat
– la bacheca, nella quale inserire gli avvisi per gli studenti e le classi, o i corsisti
– la chat, che permette di comunicare in via testuale in tempo reale tra studenti o corsisti e tra docente e studenti o corsisti
– le registrazioni delle valutazioni, comunemente chiamata portfolio, in cui il docente annota i risultati dei test e lo studente o corsista può visualizzare il proprio stato o rendimento.

I dispositivi mobili da qualche tempo sono sempre più potenti e versatili e pertanto
permettono di svolgere in mobilità attività che fino a qualche anno fa erano possibili solo con computer fissi o notebook.
Uno smartphone (letteralmente: telefono intelligente) è un dispositivo mobile che da un lato permette di effettuare telefonate ed inviare brevi messaggi di testo (SMS) tramite la rete mobile, e dall'altro di connettersi a internet per utilizzarne tramite apposite
applicazioni i servizi, come la navigazione nel web, la posta elettronica, i media
sociali e così via.
Un tablet (letteralmente: tavoletta) è un dispositivo mobile, leggero e utilizzabile
tenendolo in mano, dotato di uno schermo sensibile al tocco di dimensioni maggiori
rispetto a uno smartphone (generalmente da 7' a 10') e che per questo motivo
semplifica l'utilizzo della maggior parte delle applicazioni. I tablet non permettono di
effettuare chiamate telefoniche ma tipicamente sono connessi a internet o tramite una
connessione wifi; alcuni tablet dispongono anche di un apparato radio 3/4G.

Sia i tablet che gli smartphone sono in pratica dei piccoli computer, dotati di processore, memoria di sistema e di massa, dispositivi di input/output che hanno bisogno di essere fatti interagire da uno strato software, il sistema operativo, che svolge lo stesso ruolo del sistema operativo di un computer.
I sistemi operativi più diffusi su questi dispositivi mobili, anche per il fatto di essere stati precursori, sono iOS di Apple, utilizzato esclusivamente sui dispositivi prodotti dalla casa di Cupertino, e Android di Google, che viene utilizzato così com'è o in parte modificato, da moltissime case produttrici di dispositivi, per esempio
Samsung, Sony e molte altre. Microsoft è partita in ritardo con i sistemi operativi per dispositivi mobili, per cui il ruolo di Windows in questo settore è al momento marginale.

I dispositivi mobili si connettono alla rete e a internet in particolare utilizzando delle tecnologie senza fili, al contrario di quanto avviene generalmente per i computer, che usano tecnologie cablate (ethernet).
Le più diffuse opzioni di connessione sono le seguenti:
– le reti wireless, quasi sempre di tipo Wi-fi, che sono spesso disponibili nelle abitazioni, dove l'accesso a internet avviene generalmente tramite un apparato che comprende un modem, uno switch, per le connessioni cablate, e un access point, per le connessioni wi-fi, nelle aziende ed anche in luoghi pubblici, come biblioteche, scuole o parchi
– le reti di telefonia mobile in standard 3G (di terza generazione) o 4G (di quarta generazione), che servono per la connessione telefonica e dati in mobilità.
Le reti wifi utilizzano differenti standard, che in pratica sono l'uno evoluzione del precedente. Il primo standard era l'802.11b caratterizzato da una velocità massima teorica di 11 mbps, mentre lo standard più recente è l'802.11ac, caratterizzato da una velocità massima teorica di 3 gpbs. Naturalmente queste sono le velocità a
livello di rete locale: la velocità di accesso a internet dipende da quella della connessione a internet (gateway) della rete alla quale ci si connette. Il costo di connessione tramite wifi è a carico del gestore della rete locale, quindi se ci si connette tramite la rete aziendale o pubblica, per l'utente non c'è alcun costo. Se ci si connette tramite la propria rete domestica, il costo è quello della normale connessione ADSL. Normalmente se la connessione a internet è di tipo ADSL, non ci sono limiti né temporali, né di quantità di dati scaricabili.
Le reti mobili di generazione precedente avevano velocità di connessione a internet risibili. Quelle di terza generazione (3G) hanno diversi standard e possono avere una velocità massima teorica fino a circa 42 mbps, mentre quelle di quarta generazione (4G o LTE, Long Term Evolution) hanno velocità massime teoriche fino a 3 gbps. Naturalmente queste velocità sono solo teoriche mentre quelle effettive dipendono da molteplici fattori, come le caratteristiche del dispositivo, la copertura del territorio non del tutto completa, il numero contemporaneo di accessi alla stessa cella. I costi di una connessione tramite rete mobile sono molto diminuiti rispetto a qualche tempo fa, ma sono sempre a carico del singolo utente. Inoltre, sebbene normalmente non ci siano limiti temporali alla connessione, esistono in quasi tutti i piani tariffari limiti molto ristretti nella quantità di dati scaricabili, che normalmente non possono superare 1 o 2 GB al mese.
Per motivi di sicurezza è importante utilizzare alcune misure che riducono la possibilità di furti di identità e perdite di dati quando si utilizzano dispositivi mobili.
– Il PIN (Personal Identification Number) è un codice numerico che va impostato sul dispositivo mobile per impedire ad altre persone di utilizzarlo in caso di furto o smarrimento
– effettuare copie di sicurezza dei dati è fondamentale non solo e non tanto in caso di furto (infatti generalmente i dati vengono conservati nel cloud) quanto in caso di momentanea interruzione della connessione a internet
– la connettività wireless e bluetooth andrebbe attivata solo quando necessario. Infatti, oltre a consumare maggiormente la batteria dei dispositivi, una connessione accesa se non utilizzata mette maggiormente a rischio la sicurezza perchè potrebbe essere presa di mira da malintenzionati per furto di identità o di dati.

Buona parte del successo dei dispositivi mobili dipendono dal fatto che è possibile installare, semplicemente scaricandole gratuitamente o a prezzi esigui da negozi online, moltissime applicazioni dei generi più vari.
Attualmente sui principali market place (iOS e Android) sono presenti centinaia di migliaia di applicazioni che soddisfano praticamente ogni esigenza, dal gioco al lavoro, dal tempo libero agli sport, dalle informazioni alla cultura.
Molte applicazioni permettono di ricevere direttamente sul proprio dispositivo le ultime notizie: è possibile impostare sia gli argomenti che l'intervallo di aggiornamento.
Altre applicazioni permettono di accedere alle reti sociali, come Facebook, Google+ o Twitter, e di gestire i propri contatti.
Sui dispositivi mobili le applicazioni di produttività vengono usate principalmente in casi di emergenza, dato che gli schermi sono piccoli e la tastiera virtuale è meno comoda da usare rispetto a quella tradizionale.
Tuttavia in certi casi è utile poter visualizzare ed eventualmente modificare un documento di testo, un ODF o un foglio di calcolo.
Le mappe sono una delle applicazioni più comode, dato che si parla di dispositivi mobili. Dato che molti dispositivi mobili dispongono anche di GPS integrato, le mappe hanno anche funzionalità di individuazione di percorsi e di navigatore.
Esistono migliaia di giochi per dispositivi mobili, tanto che ultimamente questi apparecchi stanno prendendo il posto delle console di gioco tra quelli preferiti dai videogiocatori, dato che permettono di giocare ovunque, per esempio durante un viaggio o in vacanza.
I dispositivi mobili, soprattutto i tablet ma anche gli smartphone con schermo di grandi dimensioni, permettono anche di leggere libri digitali, per cui esistono applicazioni per leggere ebook.

Al contrario della maggiornanza di applicazioni per computer, che vengono vendute principalmente ancora su
un supporto ottico (CD, DVD), le app per dispositivi mobili vengono distribuite esclusivamente attraverso dei negozi virtuali di applicazioni (app store). Molte di esse sono gratuite, altre sono a pagamento, ma i costi sono molto minori rispetto ai rispettivi programmi per computer.
Ogni sistema operativo ha un app store e i principali sono:
– Google Play, per il sistema operativo Android
– Apple App Store, per il sistema operativo iOS
– Windows Store, per il sistema operativo Windows Phone e Windows 8
– Amazon Appstore, per i dispositivi Amazon Kindle Fire che hanno una versione modificata di Android
– Blackberry World Store , per il sistema operativo Blackberry OS.


Per utilizzare un'applicazione, occorre prima di tutto che l'applicazione sia installata sul dispositivo. Se si tratta di un media sociale, è anche necessario disporre di un account per poterla utilizzare.
Dando per scontato quando detto sopra, per utilizzare un'applicazione di comunicazione audio/video, per esempio Skype, occorre selezionare l'icona dell'applicazione e premerla per avviarla. Fatto ciò, bisogna individuare tra i propri contatti quello con cui si desidera chiamare e verificare se è disponibile, visualizzandone lo stato. Nel caso sia disponibile, per effettuare una chiamata occorre premere il pulsante Chiama, se si desidera effettuare una videochiamata, oppure scrivere un messaggio testuale ed inviarlo.
Per utilizzare un'applicazione di media sociale, per esempio Facebook o Google+, occorre avviare la relativa applicazione ed inserire il nome utente e la password se richiesti (generalmente dopo il primo utilizzo e la relativa configurazione i dati vengono salvati e non server inserirli ad ogni nuovo avvio dell'applicazione). Una volta effettuato l'accesso si possono utilizzarne le funzionalità, per esempio leggere le notifiche, scrivere un post, caricare immagini e così via.
Per utilizzare un'applicazione di mappe, dopo aver avviato l'applicazione occorre digitare nella casella di ricerca il luogo di cui si desidera visualizzare la mappa, e utilizzare eventuali altre funzionalità, per esempio definire un percorso o utilizzare le funzioni di navigatore satellitare se disponibili.