venerdì 29 novembre 2013

Un’associazione per ‘fare rete’ in un’ottica di tradizione, sviluppo e innovazione

La grande crisi, che coinvolge il sistema capitalistico mondiale, sta terremotando valori e radici antiche, generando un senso profondo e diffuso di insicurezza tra la gente.
La reazione allo spaesamento e allo sradicamento è rappresentato dal bisogno delle persone di associarsi, di mettersi insieme.
Reciprocità, relazionalità, auto-organizzazione, scambio, dono, solidarietà, sono parole che riecheggiano con sempre maggiore frequenza tra le persone, come fossero parole magiche ed evocassero una forza risolutiva.
Anche il nostro piccolo territorio, l’Alto Jonio cosentino, è teatro di una forte domanda di associazionismo, che appunto trova una spiegazione nella crisi ma anche nella reazione ai processi di individualizzazione e di conseguente perdita di socialità.
Si intravede un grande serbatoio di risorse umane, dedite al volontariato e all’auto-organizzazione a fini sociali, cui sembra tuttavia difettare la consapevolezza della forza immensa che potrebbero sprigionare se marciassero unite e organizzate.
Si rischia una dispersione significativa di queste risorse, che potrebbe frustrare possibili esiti di cambiamento positivo della realtà, assestando un colpo definitivo alla speranza di voltare pagina, già abbastanza flebile nell’immaginario collettivo calabrese.
Nel Sud, in Calabria in particolare, ciò significa interagire con la retorica dell’Identità, su cui vale la pena di soffermarsi, per precisare che “identità” non può essere intesa come qualcosa di statico e declaratorio, di consolatorio e assolutorio, rischiando esiti folkloristici e strapaesani.
L’identità è qualcosa che muta nel tempo, qualcosa che ereditiamo ma che in maggior misura dobbiamo costruire, dobbiamo guadagnarci giorno per giorno.
L’identità deve, dunque, necessariamente ibridarsi con il mutamento sociale e lo sviluppo, se non vuole cadere nella sterile rivisitazione nostalgica.
Occorre, in sostanza, restituire orgoglio e dignità alla storia e alla cultura dei luoghi, contro la retorica dell’identità ma anche contro il luogo comune dell’inferiorità del Sud, reclamizzato sin dal secolo scorso e ripreso da una recente cultura politica.
Un passo avanti in questa direzione si compie se la logica della solidarietà che presiede ai processi di sviluppo collettivo esce dai gangli delle logiche familistiche e di clan per entrare nell’ambito dei principi e degli strumenti di cittadinanza attiva. Il centro di questo ragionamento riposa sul lavoro di rete.
Ecco perché, innanzitutto, un Protocollo tra le Associazioni: per fissare all’interno del terzo settore le regole dell’agire comune, per poi rivolgersi alla collettività indiscriminata e per stimolare forme di partenariato con altri soggetti collettivi (enti locali, associazioni di categoria etc).
Sotto il primo profilo, occorre imparare a lavorare insieme: può sembrare banale, ma non tutti sono in grado di farlo; anzi: prevale la logica del ciascuno per sé.
In questa direzione, anche sulla falsariga di esperienze recenti di movimenti politici, si immagina il ricorso ad uno strumento informatico al passo con le tecnologie più moderne, che costruisca, anche visibilmente, la rete.
Sul piano sostanziale, occorre costruire dal basso un patto territoriale con tutte le forze produttive del territorio. Ma anche il volontariato ed il lavoro sul sociale non può essere sottovalutato, in tempi di forte recessione delle politiche statuali di welfare primario (es. chiusura presidi ospedalieri): si propone, pertanto, di lavorare, nella logica della rete e del dono, sulla costruzione di una Fondazione di comunità, sulla falsariga di esperienze ormai consolidate, anche al Sud.
Appare praticabile anche una esperienza di Banca del tempo, la cui idea di fondo risiede nello scambio di saperi e di attività fra individui, scambio non di prodotti e non monetario, ma di tempo.
Come è stato scritto, “la banca del tempo rappresenta senz’altro una delle reinvenzioni sociali più originali degli ultimi anni. Il precedente storico può essere individuato nelle relazioni di buon vicinato della civiltà contadina, il concetto fondante nella reciprocità, la modalità operativa nella quantità di tempo scambiato: un’ora di tempo scambiato vale un’ora per tutte le tipologie degli scambi. Si dà per avere, si chiede per dare.
La banca del tempo si iscrive in sintesi nel fenomeno della autorganizzazione, e la matrice culturale della autorganizzazione sta nella cittadinanza attiva, nell’individuo sociale organizzato.
Il tempo è lo pseudonimo della vita, ricordava Antonio Gramsci; il tempo è sintesi sociale appresa e solidificata nei comportamenti e nella memoria individuale e collettiva, gli fa eco Norbert Elias: “organizzare diversamente il proprio tempo attraverso lo scambio equivalente e la reciprocità può rivelarsi uno strumento di qualche utilità, per il contesto che siamo chiamati ad affrontare”.

(dr. Antonello Pagano - Consigliere parlamentare Camera dei Deputati – Roma)

Ed è proprio questo l’obiettivo dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Alto Ionio ‘U. Pagano’, quello di operare su tutto il comprensorio cercando di valorizzare il concetto di Alto Jonio cosentino, oggi anche sin troppo inflazionato, costruendo così un percorso virtuoso fondato sull’identità territoriale.
Una sola voce, un solo territorio per uscire dall’isolamento, accantonando una volta per tutte quei campanilismi che sin troppi danni hanno provocato a questo lembo di terra. Tutte le iniziative dell’Associazione per lo sviluppo dell’Alto Ionio avranno dunque l’interesse di far incontrare e dialogare cittadini dell’intero comprensorio, organizzando incontri formativi e informativi nei diversi comuni e con il coinvolgimento degli enti e delle altre associazioni cittadine già esistenti.





Organi sociali

PRESIDENTE: Antonio Pagano – consigliere parlamentare
VICE PRESIDENTE: Vincenzo La Camera – giornalista
SEGRETARIO: Giuseppe Corrado – agrotecnico
RAPPORTI CON LE ASSOCIAZIONI E LE ISTITUZIONI: Simona Colotta – imprenditrice
RESPONSABILE ISTRUTTORIA AMMINISTRATIVA: Marilena Salerno - avvocato
GESTIONE CONTENUTI INFORMATIVI WEB: Rosangela Muscetta – tecnologa



Contatti:

www.altoionio.com
mail: info@altoionio.com
mail2: rosangela.muscetta13@gmail.com
fb: Associazione per lo sviluppo dell Alto Ionio

L'agenda dell'innovazione di dicembre 2013


"Business Process Management: improve your operations with better visibility"
3 dicembre dalle ore 16.00 alle ore 19.00 presso Starhotels E.c.ho. in viale Andrea Doria, 4 a Milano.


L’incontro ha lo scopo di presentare le tecniche basate sul Business Process Management necessarie per definire, ottimizzare, monitorare e integrare i processi aziendali.
Il BPM è uno strumento in grado di migliorare i processi integrando sistemi, dati, informazioni e attività allineandoli alle necessità aziendali, colmando quel gap che esiste solitamente fra IT e Business.
I benefici di una corretta applicazione del BPM sono significativi:
-miglioramento delle performance in temi di riduzione dei costi e efficienza;
-controllo accurato dei processi di business e monitoraggio continuo dell'operatività attraverso report analitici;
-riduzione del backlog tramite identificazione dei colli di bottiglia nelle attività aziendali e rapidità di intervento nella loro eliminazione.

In particolare si affronteranno:
-le tecniche per la semplificazione e personalizzazione dei processi in ambito amministrativo (Ciclo passivo);
-le tecniche per la definizione delle metriche necessarie a monitorare le performance di business.

La partecipazione è gratuita, previa registrazione e conferma da parte della segreteria organizzativa.

Per ulteriori informazioni contattare
Alessia Valsecchi- email: alessia.valsecchi@ict4executive.it




Roma 16-17-18 Dicembre 2013
NCP organizza ‘ Corso specialistico CoIP dedign’


Le reti di comunicazione vocale basate sul VoIP costituiscono oggi un patrimonio di primaria importanza per ogni organizzazione. I nuovi servizi orientati alla multimedialità e alla interattività hanno bisogno di infrastruttura in grado di ospitarli e di farli funzionare coerentemente alle loro esigenze di banda trasmissiva, di sicurezza, di criticità, di disponibilità e di scalabilità.

Saper progettare un sistema di comunicazione unificata integrato in una rete ben dimensionata in tutte le sue parti e al contempo dotata dei servizi necessari al corretto funzionamento dei servizi ospitati, costituisce una grande sfida che richiede una specifica preparazione.
Il corso è incentrato sulla progettazione di sistemi VoIP orientati alle Unified Communications. Analizza le soluzioni architetturali più utilizzate, i protocolli di riferimento e il loro impiego contestualizzato ai desiderata di progetto, l’interlavoro tra sistemi eterogenei, l'offerta del mercato.
Il corso integra alla teoria esempi architetturali, casi di studio, esercitazioni e laboratori pratici con la realizzazione in aula di soluzioni di comunicazione unificata.


Per ulteriori informazioni:

segreteria@ncp-italy.com
www.ncp-italy.eu

lunedì 25 novembre 2013

Il regime delle inconferibilità nella PA

Sulla gazzetta ufficiale del 19 aprile 2013 è stato pubblicato il d.lgs. 39/13 (Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell’articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190. Con tale provvedimento il governo esercita la delega conferitagli dai commi 49 e 50 dell’art. 1 del legge 190/12 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione)1, introducendo una riforma della disciplina vigente in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di incarichi di responsabilità amministrativa di vertice nelle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.

Si tratta di un provvedimento che interviene su una pluralità di livelli introducendo esclusioni temporali di diversa durata per l’esercizio delle funzioni dirigenziali nella Pubblica Amministrazione da parte di coloro che sono stati condannati con sentenza anche non definitiva per reati contro la PA stessa. Due sono gli istituti con cui il legislatore disciplina la materia degli incarichi nella p.a.: l’inconferibilità e l’incompatibilità.
In particolar modo, per inconferibilità si intende la preclusione, permanente o temporanea, a conferire gli incarichi a coloro che abbiano riportato condanne penali per i reati previsti dal codice penale, oche abbiano svolto incarichi o ricoperto cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati da pubbliche amministrazioni o ancora svolto attività professionali a favore di questi ultimi, o che siano stati altresì componenti di organi di indirizzo politico. L’inconferibilità ha carattere permanente o temporanea a seconda della natura permanente o temporanea dell’interdizione dai pubblici uffici stabilita.

Il rispetto delle disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi presso le pubbliche amministrazioni è affidato al responsabile del piano anticorruzione di ciascuna amministrazione pubblica, che cura, anche attraverso le disposizioni del piano anticorruzione, che nell'amministrazione siano rispettate le disposizioni sulla inconferibilità e incompatibilità degli incarichi, contestando all'interessato l'esistenza o l'insorgere delle situazioni di inconferibilità o incompatibilità. A tale figura compete anche la segnalazione delle violazioni all'Autorità nazionale anticorruzione, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché alla Corte dei conti, per l'accertamento di eventuali responsabilità amministrative.
Il d. lgs.39/13 prevede che gli atti di conferimento di incarichi e i relativi contratti adottati in violazione della nuova normativa introdotta siano nulli.

I componenti degli organi che abbiano conferito incarichi dichiarati nulli sono responsabili per le conseguenze economiche degli atti adottati e non possono per tre mesi conferire gli incarichi di loro competenza.
Le regioni, le province e i comuni provvedono entro tre mesi dall'entrata in vigore del d. lgs.39/13 ad adeguare i propri ordinamenti individuando le procedure interne e gli organi che in via sostitutiva possono procedere al conferimento degli incarichi nel periodo di interdizione degli organi titolari. Decorso inutilmente tale periodo lo stato esercita i suoi poteri sostitutivi.

martedì 19 novembre 2013

Una banca dedicata al tempo

Le Banche del Tempo (BdT) nascono nei primi anni novanta con delle finalità specifiche che possono essere così sintetizzate:
• promuovere scambi di prestazioni finalizzati alla soddisfazione sia di esigenze pratiche, sia di bisogni di arricchimento culturale e di allargamento delle relazioni sociali;
• facilitare la conciliazione dei tempi del lavoro retribuito con quelli del lavoro di cura familiare,
• valorizzare competenze e vocazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere inespresse sostenendo così percorsi di rafforzamento dell’autostima personale;
• organizzare momenti e spazi di incontro, di comunicazione, di scambio intergenerazionale e interculturale;
• contribuire al superamento di condizioni di isolamento, solitudine, emarginazione culturale e sociale.
L’esperienza delle BdT italiane ha una sua connotazione originale e un’elaborazione che non nascono per fare fronte ad una crisi sociale ed economica, come era accaduto nell’esperienza dell’Europa del Nord, ma da principi di costruzione di legami sociali e da una riflessione delle donne degli anni 80 sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Da queste premesse le BdT italiane si sviluppano su tre elementi:
• Le donne come levatrici di banche del tempo.
• Il tempo come valore di scambio.
• Lo scambio paritario e la reciprocità.
La “regola di fondo che vige in tutte le BdT è lo scambio”, come sinonimo di reciproca convenienza, e di socializzazione, che favorisce anche la messa in comune di saperi e conoscenze. Le attività di scambio possono essere suddivise in due grandi aree: la prima, la prevalente, è composta dalle prestazioni minute che riguardano lo svolgimento della vita quotidiana (ad esempio riguardo alle relazioni con gli enti pubblici, e al tempo libero in compagni); la seconda, riguarda lo scambio dei saperi, cioè, il baratto delle conoscenze che le singole persone possiedono. Questo secondo tipo di scambi mette sullo stesso piano saperi esistenti sul mercato (computer, lingue, pittura, fotografia…) e saperi “fuori mercato”, nel senso che ad essi non è attribuito valore economico.
La Banca del Tempo può essere definito uno spazio di apprendimento relazionale in cui si apprende a essere, a vivere insieme. Si apprendono, attraverso scambi paritari, nuovi comportamenti, attitudini e valori, come il mutuo aiuto, la valorizzazione delle persone, delle loro capacità e differenze, la reciprocità e lo scambio nella relazione fra le persone. In altre parole apprendere a aver fiducia e sviluppare un sentimento di appartenenza e sicurezza.
Inoltre nella banca del tempo si impara a ripensare e modificare i nostri modi di vita nella comunità, lungo un percorso di cittadinanza attiva che si va via via costruendo. Questo apprendimento va approfondito mentre si avanza verso un processo collettivo orientato al cambiamento sociale.
Ogni persona ha la possibilità di conoscere il meglio di sé nella relazione e nello scambio con altre e altri, scoprendo e valorizzando talenti, competenze, caratteristiche. In questo senso si può dire che si tratta di un contesto favorevole all'autoformazione. Apprendiamo in interrelazione fra noi, in un clima fuori dagli schemi, non strutturato, di conversazione, di dialogo, di scambi di idee e esperienze, dividendo con gli altri ciò che sappiamo fare, le nostre idee, i nostri pensieri, condividendo in questo modo la convinzione che tutti facciamo le stesse cose.
La Banca del Tempo si afferma in questo senso come uno spazio aperto di apprendimento dove i nostri saperi si costruiscono e ricostruiscono attraverso la relazione sociale.

http://www.infooggi.it/articolo/una-banca-dedicata-al-tempo/53652/

martedì 12 novembre 2013

L'Italia oltre la crisi

La Fondazione per le Qualità Italiane Symbola, con la collaborazione di Unioncamere e della Fondazione Edison, lancia lo spunto per un’attenta riflessione sullo stato della crisi economica globale e su quanto essa abbia inciso a peggiorare situazioni già abbastanza difficili da arginare, presenti sul nostro territorio nazionale (le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace). La crisi mondiale si è congiunta a questi mali, peggiorandoli. Rimediare sicuramente non sarà facile, non è impossibile, se non ci lasciamo suggestionare dal catastrofismo.
Sicuramente questa situazione ha generato pessimismo, allarmismo, confusione e frustrazione generale, che rende se possibile, ancora più difficile un’analisi obiettiva delle cause scatenanti questo male. Ma forse non siamo ancora un Paese sulla via del tramonto, possiamo e dobbiamo risollevarci, puntando sui fattori che hanno da sempre ci hanno contraddistinto.
Come recita lo stesso Manifesto: ‘Piuttosto che le sirene del declino dobbiamo prestare attenzione al messaggio e alle richieste dei tanti protagonisti di questo made in Italy rinnovato. Che stanno affermando un modello di sviluppo nuovo, ma perfettamente in linea con la grande vocazione nazionale: la qualità. Dove la bellezza è un fattore produttivo determinante e la cultura, sposata magari alle nuove tecnologie, un incubatore d’impresa. Una via italiana alla green economy in cui l’innovazione è un’attitudine che investe anche le attività più tradizionali - dove le eccellenze agroalimentari sono un volano per l’artigianato e il turismo, e viceversa – le cui straordinarie materie prime sono la qualità della vita, la coesione sociale, il capitale umano, i saperi del territorio. Da qui dobbiamo ripartire, dal nostro irripetibile “ecosistema produttivo”. Dalla qualità, da questa via tutta italiana alla green economy. Incentivando la ricerca, l’ICT e l’innovazione non solo tecnologica ma anche organizzativa, comunicativa, di marketing. Sostenendo, con azioni di sistema, gli sforzi di internazionalizzazione del nostro manifatturiero, delle filiere culturali e turistiche. Con una politica industriale che faccia perno sulla valorizzazione dei nostri pilastri - manifattura, turismo, cultura, agricoltura – e indichi proprio nella sostenibilità e nella green economy la via da seguire. E con una politica fiscale conseguente, che sposti la tassazione dal lavoro verso il consumo di risorse, la produzione di rifiuti, l’inquinamento. Che incentivi la formazione, l’inclusione sociale e il contributo dei giovani e delle donne alla società e all’economia italiane. Che sostenga gli investimenti per competere nell’economia reale a scapito di quelli per fare speculazione sui mercati finanziari. Dove la burocrazia cessi finalmente di essere un freno per le imprese. Le aziende più piccole vanno accompagnate a lavorare di più in rete o in consorzio. Il turismo potrebbe intercettare più viaggiatori stranieri se l’Italia avesse migliori infrastrutture di trasporto e logistiche, se gli aeroporti italiani fossero meno periferici nelle tratte intercontinentali. Se lo sforzo promozionale dell’immagine dell’Italia all’estero non fosse polverizzato e spesso inconcludente, se le strutture ricettive fossero ammodernate e messe in rete con le tante eccellenze (culturali, paesaggistiche, produttive) del Paese. La lotta all’illegalità, alla contraffazione e all’Italian sounding deve diventare una priorità imprescindibile’.
L’Italia, dunque, e il nostro contesto locale ce la può fare, se verrà messa in condizioni di potercela fare, ripartendo dalle piccole azioni quotidiane, da una buona riflessione e dalla propulsione a reagire, e finalmente (ri)cominciare.

Per sottoscrivere il manifesto:

http://www.symbola.net/html/article/manifestooltrelacrisi#.Um-KaBDw71E.email



[http://www.altoionio.com/blog/oltre-la-crisi-litalia-deve-fare-litalia.html]

Le nuove possibilità offerte dal (civic) crowdfunding

Il termine crowdfunding indica un metodo di raccolta fondi “dal basso”, che si rivolge agli internauti chiedendo loro di contribuire finanziariamente ad un progetto. Concettualmente, l’idea di chiedere e ottenere fondi utili alla propria causa non è nuova, basti pensare alle attività di beneficenza. Ciò che rende il crowdfunding un’attività originale, a disposizione della quale ci sono strumenti innovativi quali le piattaforme online, è proprio l’utilizzo del web, in quanto quest’ultimo permette di espandere la raccolta fondi ad un pubblico molto vasto, teoricamente globale, e di scatenare rapidamente un passaparola virale e virtuale. Le piattaforme di crowdfunding si distinguono in quattro tipologie, sulla base dei modelli che regolano la raccolta fondi: reward-based, donation-based, social lending, equity-based.
• Il modello del reward-based (letteralmente “basato sulla ricompensa”) trova il suo punto di forza, appunto, nei contributi offerti ai donatori dai promotori della campagna: i donatori finanziano i progetti secondo le loro possibilità (ad es. pubblicità sul sito, possibilità di partecipare ad un evento legato alla campagna, gadget, ecc.) e in accordo alla loro volontà ma secondo quote progressive determinate dai promotori.
• Il modello donation-based (o semplicemente detto “delle donazioni”) è stato definito una forma di ‘mecenatismo online’, poiché il denaro raccolto è a fondo perduto. Questo modello non contempla il sistema delle reward: le donazioni sono effettuate perché i sostenitori riconoscono nella campagna idee e valori significativi. I promotori che utilizzano piattaforme coerenti a questo modello sono organizzazioni no-profit o singoli individui che operano come personal fundraiser.
• Il modello del social lending (letteralmente “prestito sociale”), definito anche “prestito peer- to-peer” o “crowdlending”, prevede la richiesta di un prestito in denaro da privato a privato.
• Il modello dell’equity-based prevede che i finanziamenti siano legati all’acquisto di azioni finanziarie. Pertanto i promotori della campagna finanziano il loro progetto con i proventi dalla vendita delle azioni della società.
Le piattaforme di crowdfunding nascono in origine per supportare i progetti di privati cittadini e delle organizzazioni non a scopo di lucro, anche se oggigiorno questa pratica entra, sempre più di frequente, nel settore pubblico, proponendo campagne rivolte alla comunità, inerenti il territorio ed intenzionate a riallacciare i rapporti con la cittadinanza attraverso iniziative che la vedono al centro. Quando gli enti pubblici scendono in campo e raccolgono fondi sul web per iniziative pubbliche si parla di “civic crowdfunding” o “crowdfunding civico’’, che è determinato dalla scarsità dei fondi dei governi locali e funziona perché fa leva sul valore affettivo per il territorio da parte della comunità che lo abita. Esso è utile a rafforzare i rapporti e il senso d’appartenenza del cittadino verso il proprio ambiente. In Italia questa pratica è solo all’inizio (sia come attività che come offerta delle piattaforme) ma nel panorama internazionale si sono già delineate alcune piattaforme di successo appositamente dedicate e tale pratica ha dato la possibilità di realizzazione di numerosi progetti, sostanziando appieno i principi del crowdfunding civico, quali:
• il coinvolgimento attivo della comunità locale
• il rafforzamento dei legami della comunità
• la capacità di rivalutare e di fare leva sul legame affettivo tra comunità e territorio.
Al fine di realizzare una campagna di crowdfunding efficace può essere utile non solo conoscere le best practices riguardanti le iniziative, ma anche quelle relative alle piattaforme, che si differenziano tra loro per molti aspetti, anche se presentano importanti caratteristiche comuni, come ad esempio:
• Ottima navigabilità di tutte le sezioni del sito. All’utente, sia promotore, sia possibile donatore, deve risultare intuitivo l’uso della piattaforma
• Semplicità del reperimento delle informazioni
• Rispetto della privacy: i dati raccolti devono essere tutelati secondo la legislazione italiana sul trattamento dei dati personali nel rispetto della privacy (D.L.gs 196/03).
• Widget per la diffusione sui social network. Data la fondamentale e imprescindibile diffusione sui social network delle campagne, è importante che la piattaforma abbia integrati i widget di condivisione.
Ad ogni modo, è ragionevole credere che mostrare il lato umano sia ancora più efficace in una campagna di crowdfunding civico. Nel mondo delle aziende, per contrastare e per supportare la brand reputation, stanno nascendo nuove figure professionali (per es. il social media manager e il community manager) volte a gestire i rapporti nel web con gli utenti che sono clienti o potenziali tali. Questi professionisti si relazionano con gli utenti in maniera coerente all’immagine che l’azienda vuole fornire di sé. Può capitare, anzi capita spesso, che il cliente interagisca con il servizio clienti dell’azienda in maniera del tutto informale. Per quanto il paragone possa sembrare azzardato, non è irragionevole credere che un approccio simile funzioni anche nell’ambito di una campagna di crowdfunding, tanto più che tra gli obiettivi della stessa c’è il rafforzamento della community e del senso di appartenenza ad essa. Emerge, quindi, come sia necessario e imprescindibile un lavoro di squadra che stabilisca obiettivi e tempi, definendo accuratamente il target, realizzando un buon piano di comunicazione, con un obiettivo finanziario realistico.


Materiali utili:


http://www.slideshare.net/AccountDiValentina/report-26192324?utm_source=slideshow03&utm_medium=ssemail&utm_campaign=share_slideshow_loggedout

[http://www.infooggi.it/articolo/le-possibilita-offerte-dal-civic-crowdfunding/53223/]
[http://www.altoionio.com/blog/le-possibilita-del-civic-crowdsourcing.html]

sabato 9 novembre 2013

Dossier 'Outsourcing e gestione dei servizi archivistici e documentali' - CONCLUSIONI

Nell’attuale ambiente competitivo, caratterizzato da grande incertezza, da continui, repentini mutamenti e da uno sviluppo tecnologico in continua accelerazione, la necessità per le imprese di dotarsi di una struttura flessibile è diventato un imperativo non più soltanto per acquisire un vantaggio rispetto ai concorrenti ma, addirittura, per sopravvivere sul mercato.
Nell’era dell’Information e Communication Technology è il concetto stesso di informazione che si è ampliato e con esso anche la nozione di documento ne risulta modificata. Una prima definizione di “documento informatico” è stata introdotta nel nostro ordinamento dalla legge 23 dicembre 1993 n. 547, in materia di criminalità informatica, che stabilisce che si può considerare documento informatico “qualunque supporto informatico contenente dati e informazioni aventi efficacia probatoria o programmi specificamente destinati ad elaborarli”. La legge n.59 del 1997, all’articolo 15, stabilisce che "gli atti, dati e documenti, formati dalla pubblica amministrazione e dai privati con strumenti informatici o telematici, i contratti stipulati nelle medesime forme, nonché la loro archiviazione e trasmissione con strumenti informatici, sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge", mentre il d.p.r. 445 del 28 dicembre 2000 ha fissato i requisiti che il documento informatico, inteso come "la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti", deve rispettare per avere pieno valore legale. Oggi il Codice della Pubblica Amministrazione Digitale obbliga tutte le amministrazioni a gestire i documenti con sistemi informatici, mediante il protocollo informatico e l’archiviazione elettronica che consente enormi risparmi di spazio e soprattutto di rintracciare velocemente qualsiasi documento, riducendo in tal modo i tempi e i costi di ricerca, e allo stesso tempo anche i costi di gestione e manutenzione degli archivi.
Il governo e la gestione di questi complessi cambiamenti necessita, ovviamente, di personale altamente specializzato. In riferimento ai servizi di outsourcing archivistico, ciò di cui si ha bisogno è un’adeguata formazione sia nel campo archivistico che in quello informatico.
In funzione di queste nuove tipologie documentali si sta delineando una nuova figura di archivista, completamente integrata con le nuove normative ed esigenze tecnologiche, in grado di effettuare analisi approfondite di processi e flussi documentali informatici, il tutto continuando a svolgere funzioni tipiche come: definire tipologie di documenti, progettare e produrre manuali di archiviazione, titolari e massimari di conservazione e di scarto.
Figure professionali, in tal senso competenti, dovrebbero essere presenti sia presso le amministrazioni pubbliche e private, sia presso le società che offrono servizi di esternalizzazione, di modo che, nel momento in cui l’ente decida di affidare all’esterno la gestione e la conservazione della documentazione, sia possibile elaborare soluzioni adeguate che possano garantire la massima sicurezza ed affidabilità dei processi, fornendo soluzioni adatte alla gestione dell’archivio documentale in ogni sua forma e sua fase del ciclo vitale.
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Il dossier completo è acquistabile dal catalogo di ebook on line del centro di formazione GianoForlab, all'indirizzo www.gianoforlb.it, sezione SHOP.

mercoledì 6 novembre 2013

Settore ICT e Business Management

Gli ultimi anni sono stati per il settore dell’Information & Communication Technology (ICT) un palcoscenico importante per le più variegate rappresentazioni, sia in termini tecnologici, che di mercati e loro attori. Un fatto inconfutabile è rappresentato dalle conseguenze dei dirompenti effetti delle convergenze nelle tecnologie, nei prodotti e nei servizi; una profonda trasformazione che si potrebbe identificare come il prologo di un cambiamento che si concretizza, innanzitutto nella maniera di concepire e pensare i processi aziendali. Inventare nuove tecnologie non basta: occorre comprenderle e padroneggiarle per poterle utilizzare e gestire con saggezza e al meglio.

Un’azienda per mantenere la leadership deve sapere cavalcare l’onda prima e meglio degli altri, riuscendo a capire qual è il suo fabbisogno informativo, filtrando le informazioni di cui è oppure entra in possesso e utilizzandole in maniera opportuna, anche in relazione alle nuove infrastrutture di unified communication a supporto del business aziendale e a soluzioni tecnologiche innovative. Un’integrazione di impianti e prodotti multibrand che realizzano automatismi utili per organizzare al meglio la comunicazione da e verso l’azienda, a supporto del business aziendale.
L’universo-imprese, che costituisce il settore ICT, si muove costantemente su tre elementi essenziali: i servizi, le tecnologie, il tempo. Ognuno di questi fattori arricchisce la capacità funzionale dell’azienda ed è un punto di incastro ed espansione per i servizi prodotti e offerti dall’azienda stessa.

Capire le dinamiche in continuo mutamento dei mercati e utilizzare in maniera opportuna le tecnologie e i servizi ad esse e tra loro interconnesse, spinge a cogliere l’informazione come più atomica possibile, a tracciarla e interpretarla con maggiore rapidità e immediatezza. Tutto questo amplifica l’attenzione delle aziende sulla loro fonte più importante e complessa al tempo stesso: l’individuo, che ne è parte integrante e operante e sull’esigenza di una sua continua formazione, al fine di migliorare i processi aziendali nell’ambito di un ambiente collaborativo moderno ed efficiente.

martedì 5 novembre 2013

Accessibilità dei siti istituzionali della PA

Nella progettazione di un sito Internet, il concetto di accessibilità non si limita alla realizzazione di un layout grafico, ma deve in qualche modo fare i conti con le interfacce più proprie del navigatore, ovvero il suo sistema visivo, uditivo e tattile, e con la sua capacità motoria di interazione. I sistemi informatizzati, infatti, possono costituire una barriera, invece che un accesso, qualora vengano progettati senza tener conto delle esigenze delle persone con disabilità percettive, motorie o cognitive. Contrariamente allo spirito del web, l'introduzione massiccia delle tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione rischia di costituire un elemento di esclusione sociale, non solo per quanto riguarda il mondo del lavoro, ma, con l'evoluzione dell'e-government e della distribuzione in Internet di servizi al cittadino.
I Governi hanno cominciato a porsi il problema e a dotarsi di normative per garantire a tutti i cittadini l'accesso alle tecnologie e all'informazione. In generale le diverse normative hanno il duplice obiettivo di garantire sia le persone disabili che lavorano nella pubblica amministrazione e che hanno necessità di utilizzare le strutture informatiche, sia i cittadini disabili che vogliono accedere ai servizi distribuiti in rete. Le prime iniziative del Governo degli Stati Uniti d'America in tema di tecnologie accessibili, ad esempio, partono dal 1998, quando viene emanato un importante provvedimento normativo, la ‘Section 508’, che stabilisce i requisiti di accessibilità dei siti Internet per gli Stati Federali. L'impatto della Section 508 travalica i confini degli USA: basti pensare che alcuni dei programmi di authoring per siti Internet più utilizzati arrivano in Italia con i sistemi di correzione automatica del codice predisposti proprio per la Section 508.
In Europa, l'obiettivo di garantire l'accessibilità ai siti web è perseguito dalla Comunicazione della Commissione Europea del 25 settembre del 2001 "eEurope 2002: accessibilità e contenuto dei siti Internet delle amministrazioni pubbliche", e nello specifico, in Italia, la prima direttiva in fatto di accessibilità dei siti Internet arriva nel 2001 con una disposizione dell'Autorità per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione, la Circolare AIPA del 6 settembre 2001. Ulteriori sviluppi sono costituiti dalla Legge del 9 gennaio 2004, n. 4: "Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 13 del 17 gennaio 2004. Alla legge, generalmente indicata come "Legge Stanca", ha fatto seguito lo Schema del Regolamento di Attuazione, approvato durante il Consiglio dei Ministri del 9 luglio 2004. Tutte le normative per la valutazione dell'accessibilità di un sito web fanno esplicito riferimento alle linee guida sull'accessibilità del W3C (http://www.w3.org/TR/WCAG/) (World Wide Web Consortium), che analizzano ad uno ad uno gli elementi di una pagina web - testo, fondo, colore, immagini, tabelle, form, frame, plugin, applet, ecc. e per ognuno di essi stabiliscono criteri di accessibilità.
L'accessibilità, quindi, può essere considerata il grado zero di garanzia democratica, il grado in cui a tutti viene assicurato l'uso degli strumenti informatici di cui la pubblica amministrazione intende dotarsi. L'impiego delle tecnologie informatiche nei processi di produzione, siano essi aziendali o culturali, opera sul cambiamento dei paradigmi sociali e politici di interazione e cooperazione tra individuo e individuo, e individuo e collettività.
Su questo terreno fertile, l'introduzione delle reti informatiche nella PA, e la conseguente nascita dell'e-government, rappresenta sicuramente una delle sfide più interessanti per le democrazie moderne.


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