giovedì 13 giugno 2013

Appuntamenti per l’estate con l’ICT


  • ·         Convegno “L’Ufficio Collaborativo” in cui si parlerà di spazi ufficio, tecnologie di comunicazione e strategie di facility management per nuove modalità lavorative basate sulla mobilità e sulla virtualizzazione. Le aziende dell’ICT e del progetto dello spazio ufficio si confrontano sull’evoluzione dell’ambiente di lavoro, luogo fisico e al contempo spazio virtuale.

Il convegno è rivolto alla principali Direzioni Aziendali (Facility, Organizzazione, Servizi generali, Risorse umane, IT), agli architetti e studi di progettazione e a coloro che operano nel mondo della realizzazione dello spazio ufficio e ne affronta le tematiche evolutive, anche alla luce delle nuove tecnologie di comunicazione.
Il convegno si terrà il 27 GIUGNO 2013, c/o MELIA’ HOTEL, VIA MASACCIO 19, MILANO.
Da non perdere anche:
  • ·         La conferenza “Le architetture ICT nell’era del cloud e l’azienda aperta” – Roma, 20 giugno 2013
  • ·         Mobile Business Experience” – Roma 2 luglio 2013.


La partecipazione è gratuita, ma su prenotazione..
Info e segreteria organizzativa: Soiel International, Milano – Tel. 02/26148855

Sintesi della XXIV edizione del Forum PA


Il Paese alla sfida della trasparenza”. Così recitava lo slogan del Forum PA 2013, giunto alla sua XXIV edizione, svoltosi al Palazzo Congressi di Roma dal 28 al 30 maggio scorso, che non si può considerare una semplice manifestazione o una mostra sull’innovazione PA, ma un vero e proprio luogo di incontro, confronto e creazione di reti tra le istituzioni, le Amministrazioni, le aziende, le associazioni e i cittadini. La manifestazione si è articolata su sei punti cardine, destinati a tramutarsi in linee di azione e proposte concrete da offrire al Governo.
Tali tematiche possono essere così individuate e sintetizzate:
·         “Quale PA per quale Paese”: sono state affrontate problematiche attinenti alla trasparenza e alla partecipazione per creare sviluppo e crescita del Paese, ma anche la lotta alla corruzione, la Customer Satisfaction e il BES (Benessere equo e sostenibile);
·         “ICT e PA digitale”: dai Big Data, dedicati al patrimonio informativo pubblico, al CAD e alla PA senza carta. Sono state inoltre affrontate problematiche riguardanti la sicurezza e l’identità digitale, i pagamenti elettronici, il cloud computing e il public procurement, nonché le sfide della Giustizia digitale e della Scuola digitale;
·         “Le Smart City”: per costruire una definizione ampia e condivisa del concetto “vademecum” operativo sotto l’aspetto dell’efficienza  gestionale del patrimonio pubblico;
·         “Innovazione tecnologica nella sanità”: individuazione di una possibile sostenibilità del Sistema sanitario, attraverso l’innovazione (fascicolo medico sanitario elettronico);
·         “Opencoesione”: nello specifico, programmazione economica 2014-2020, come strumento di trasparenza per le politiche pubbliche;
·         “Nuove forme di democrazia in rete”: cittadinanza attiva, pari opportunità, nuove forme di comunicazione tra PA e cittadino attraverso gli strumenti offerti dai moderni social network.
Grazie al Forum PA è stato conosciuto e reso pubblico anche il programma di lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), che può rendere finalmente operativa l’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana (ADI).
Il digitale è la componente che può contribuire maggiormente alla crescita del nostro Paese, ma proprio in questo settore siamo molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. Per i prossimi cinque anni si parla di un investimento di circa 26 miliardi di euro, almeno su tre livelli progettuali, (infrastrutture, dati, sicurezza), basati su una rete a banda larga potenziata a livello nazionale e garantiti da investimenti in sicurezza e continuo monitoraggio. In breve i tre livelli progettuali possono essere così riassunti:
·         Infrastrutture: cloud computing, gestione delle infrastrutture esistenti, virtuali e fisiche e ottimizzazione della sicurezza dei sistemi di rete.
·         Dati: interoperabilità e Open Data, apertura a condivisione dei dati pubblici, applicazioni trasversali, tra cui un sistema unificato di “identità digitali” e pagamenti elettronici.
·         E-government: scuola, giustizia e sanità possono essere rivoluzionati dalla digitalizzazione, attraverso la creazione di Comunità intelligenti e Smart City, formazione e alfabetizzazione digitale, promozione dell’innovazione.
L’auspicio importante è che questa agenda sia considerata una priorità per il Paese e che possa contare su tempistiche certe e finanziamenti altrettanto definiti.
La mission del Forum PA 2013 era quella di far incontrare soggetti pubblici e privati, dando spazio a momenti di interazione alla vasta community di innovatori, elaborando così un pensiero indipendente e oggettivo che possa essere uno stimolo alle politiche di crescita economica e culturale, alla base di un progetto di futuro di lavoro,  efficacia, efficienza e trasparenza. Perché senza trasparenza non c’è fiducia e senza fiducia non c’è innovazione, né sviluppo.

martedì 11 giugno 2013

Innovazione tecnologica didattica ed esigenza di formazione degli insegnanti


I risultati di uno studio di ricerca mondiale condotto da trecento educatori mostra come l’utilizzo congiunto in classe di lavagne interattive multimediali (LIM) e dispositivi personali, come tablet e PC, risulti più efficace di quanto non lo sia nell’uso privato, poiché migliorerebbe la capacità di passare da un apprendimento di classe a quello in piccoli gruppi e a quello individuale. Gli educatori hanno dichiarato che le LIM possono rivelarsi più utili del semplice PC e tablet presi singolarmente.
Il sondaggio ha rivelato come la tecnologia per la didattica risulti più efficace se impiegata unitamente alla formazione dei docenti, all’uso congiunto di contenuti digitali di alto livello e all’implementazione di buone pratiche. Lo studio è stato condotto da Filigree Consulting, una società di consulenza indipendente specializzata nel campo della ricerca tecnologica, per conto di SMART Technologies, fornitrice di soluzioni per la collaborazione. Stando ai risultati, il 70% degli educatori che hanno adottato un apprendimento collaborativo di alto livello, unito all’adozione di buone pratiche, avrebbe ottenuto un ritorno sull’investimento superiore alla media, nonché netti sono stati i miglioramenti nei traguardi raggiunti dagli studenti. Per contro, quasi la metà degli educatori che hanno implementato la tecnologia per la didattica senza attuare una strategia definita ha raggiunto un ritorno inferiore.
Alla ricerca hanno preso parte amministratori, insegnanti ed esperti IT, provenienti da scuole e giurisdizioni di vario tipo. I risultati dello studio sono stati pubblicati in un white paper intitolato “” Four Best Practices For Successful Instructional Technology Deployments: Global Report and Recommendation”.  I partecipanti hanno identificato quattro buone pratiche come altamente influenti e di grande valore sulle prestazioni complessive:
  l’investimento nella definizione di una strategia che dovrebbe precedere quello inerente all’utilizzo della tecnologia;
·         una visione inclusiva degli utenti finali della tecnologia e una profonda comprensione delle loro esigenze;
·         la fornitura di tecnologie appropriate e luoghi di incontro per favorire la collaborazione e la creatività;
·       l’integrazione di una tecnologia robusta, abbinata alle migliori pratiche, per raggiungere livelli avanzati di collaborazione e relativi risultati.
Per trasformare le classi in ambienti per l’apprendimento non basta la tecnologia, ma questa deve essere integrata e supportata da una strategia che comprenda lo sviluppo di nuove competenze professionali da parte dei docenti, contenuti digitali e un solido piano di implementazione,  in grado di valorizzare al massimo la tecnologia stessa, aiutando gli studenti a ottenere risultati mirati migliori.

martedì 4 giugno 2013

Web e politica 2.0: opportunità o rischio?


I nuovi strumenti di comunicazione mediatica e più in generale i social network, sono ormai utilizzati, con risultati più o meno soddisfacenti in qualsiasi ambito professionale e relazionale. Si parla di Web 2.0, dove la comunicazione e la condivisione delle informazioni e della conoscenza la fanno da padrone. E così i nuovi social media “sbarcano” anche nel campo della politica (si pensi alle scorse elezioni), e tra un “tweet” e un “post” ci si inizia a chiedere se si può parlare anche di Politica 2.0 e in che termini.
Qui è riportato un articolo che porta a riflettere su quella che è la situazione della Politica 2.0 in alcune realtà più o meno circoscritte del nostro Paese e quelli che possono essere gli effettivi vantaggi derivanti da un cosciente e sapiente  utilizzo dei nuovi strumenti web in tale campo.

"Le difficoltà degli amministratori locali nella comunicazione istituzionale"
Il linguaggio della politica oggi è in continua evoluzione. Le elezioni parlamentari del febbraio scorso sono state il primo vero esperimento di Politica 2.0, cioè la comunicazione politica incentrata sull’utilizzo del web e quindi dei social network. Tanti politici, e non solo i nuovi, “twittano” news, indiscrezioni e pubblicano su facebook notizie più o meno in anteprima che influenzano e non poco il modo di fare informazione, “costringendo” i giornalisti o almeno chi di loro vuole “stare sul pezzo” a seguirli anche sul web.
Questo rapporto multimediale tra mondo dell’informazione, cittadini e rappresentanti istituzionali è ancora parecchio lontano dal modus operandi della politica nostrana. Dove il palazzo di vetro sbandierato nelle campagne elettorali resta di cemento armato. I siti internet dei comuni dell’Alto Jonio sono ridotti all’essenziale, poco dinamici e poco attraenti per i cittadini. Ma realizzati nella maggior parte dei casi per ottemperare ad un obbligo di trasparenza imposto dal legislatore.
I social network invece sono ancora meno considerati o utilizzati in maniera elementare e poco incisiva. Quasi nessun comune è dotato di un profilo facebook o twitter ufficiale e pochissimi sindaci comunicano con i loro cittadini in questo modo, sottovalutando l’enorme efficacia della rete. Ma spesso utilizzano facebook in maniera goffa rischiando di trasformare in un boomerang una buona occasione per avere un ritorno di immagine.
Ma alla base di tutto ciò c’è la scarsa propensione dei nostri amministratori ad investire su un piano di comunicazione serio e professionale, affidandosi il più delle vote all’improvvisazione. E i risultati si vedono.

(Articolo di V. La Camera, tratto da Paese 24 Magazine, maggio 2013)

Boom di download degli Open Data INPS


“Big Data vs. Open Data”, queste due tipologie di contenuti informativi sono sempre più importanti per quanto riguarda lo scenario degli elementi ineludibili dell’Agenda Digitale e di innovazione della PA.
In breve, con l’espressione Open Data (OD) ci si riferisce a dati aperti, informazioni raccolte e detenute dalla PA, messe poi a disposizione dei cittadini e delle imprese, in maniera strutturata. I Big Data (BD), invece, costituiscono un insieme di dati “big”, sia da un punto di vista quantitativo, che qualitativo, relativamente alla loro complessità di organizzazione e strutturazione.
L’INPS ha pubblicato per la prima volta, nel marzo 2012, una sezione dedicata agli OD, rendendo disponibili i primi dataset, scaricabili e riutilizzabili dai cittadini, dalle amministrazioni e dagli operatori privati, in linea con le indicazioni contenute nelle direttive europee in materia. Gli OD diventano così una chiara risposta alla richiesta di trasparenza della PA nei confronti dei cittadini.
In meno di un anno, dal portale INPS (www.inps.it), sono stati scaricati oltre 420.000 dati in formato aperto (OD) e il 10% dei download è stato eseguito dall’estero. Gli utenti della sezione che hanno potuto lasciare il giudizio sui dati scaricati, hanno dimostrato un gradimento esplicito e significativo, attribuendo un voto pari a 7, in una scala da 1 a 10.
Segnalati dalla piattaforma europea delle amministrazioni digitali, come uno tra i primi esempi qualitativi nel panorama italiano, gli OD hanno ricevuto un riconoscimento chiaro di utilità sociale, che viene confermato dalle statistiche, dimostrando di rispondere positivamente alle esigenze di affidabilità e trasparenza nei confronti dei cittadini.
A distanza di circa un anno, la sezione del sito INPS si arricchisce di uno spazio dedicato alle segnalazioni APP o Utility, realizzato con gli OD INPS, nell’ottica di un riuso pubblico e privato dei dati. Ciò consente alle PA di rendere disponibili i propri OD, permettendo al tempo stesso, un intreccio di operatività tra diversi servizi, offerti trasversalmente agli utenti.
La sezione OD INPS contiene 150 dataset inerenti ad argomenti quali lavoro, pensioni e prestazioni assistenziali. Le relative informazioni sono pubblicate ed accessibili in vari formati (secondo quanto previsto dall’art. 8 del DL 85/2012 – Decreto Sviluppo). Attraverso gli OD, gli enti pubblici possono condividere liberamente le reciproche risorse, preludio di una nuova economia digitale.
Tra i più scaricati i dati relativi a “requisiti per l’accesso al pensionamento anticipato” e quelli delle “Aliquote contributive artigianati e commercianti”.

http://www.infooggi.it/articolo/boom-di-download-degli-open-data-inps/43653/

La minaccia inquietante del cyberbullismo


Da spintoni e insulti faccia a faccia, tra gli adolescenti si sta passando a minacce sul telefonino o in rete. Il fenomeno sta raggiungendo proporzioni preoccupanti e gli esperti lanciano l’allarme. Per “cyberbullismo” si intende ogni tipo di minaccia, molestia, intimidazione che arrivi tramite internet e le nuove tecnologie, attraverso i social network, con sms o telefonate sui cellulari, su siti, forum e chat online. Tale fenomeno negativo ha molte forme per manifestarsi, come tante sono le possibilità offerte dai nuovi strumenti di comunicazione. Secondo l’ultima ricerca di Telefono Azzurro, circa il 15% degli studenti italiani ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo. “Il bullismo ha trovato in internet e nei social network un terreno molto fertile per affondare le sue radici e crescere in maniera incontrollata”, si legge nella brochure di presentazione della ricerca.
Il cyberbullismo si distingue da bullismo tradizionale per almeno tre caratteristiche: anonimato, pervasività e persistenza. Senza contatto diretto, infatti, la capacità di capire quale sia l’impatto di provocazioni e umiliazioni sulla vittima diminuisce. Il fatto di rimanere anonimi attenua il senso di responsabilità, sia per chi minaccia, sia per chi sta a guardare. Internet, inoltre, permette in qualsiasi momento di diffondere contenuti, in questo caso minacce e intimidazioni, in maniera istantanea, senza alcun controllo e all’infinito. Infine, un video o una foto imbarazzante possono rimanere su internet per molto tempo, anche quando l’episodio di bullismo è cessato.
Negli episodi di bullismo si pensa molto al “bullo” e molto meno a chi assiste alla minaccia o molestia. Eppure il ruolo dei cosiddetti “osservatori” è fondamentale e su questo è importante responsabilizzare i ragazzi, perché è difficile che un bullo prosegua con le sue provocazioni se non ha intorno un pubblico sostenitore o che comunque lo osserva. Per questo è molto importante che i ragazzi vengano responsabilizzati, dalle famiglie e dalle scuole, e capiscano che non devono rimanere in silenzio, perché solo rompendo il silenzio possono impedire il ripetersi di queste prevaricazioni, che possono avere conseguenze anche gravi. Il silenzio, però, ad oggi, è un comportamento molto diffuso. Dalla ricerca condotta dal Telefono Azzurro, su oltre 5mila ragazzi risulta che il 46% di loro non ha reagito per difendere la vittima di bullismo, rimanendo a guardare o ignorando quanto stava accadendo.
Nei casi di cyberbullismo è possibile consultare i consigli di Telefono Azzurro, nelle sezioni dedicate del relativo sito internet (www.azzurro.it), oppure chiamando il numero 19696.

http://www.infooggi.it/articolo/la-minaccia-inquietante-del-cyberbullismo/43652/